Di Davide. Maskil.
Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa,
e perdonato il peccato.
Beato l'uomo a cui Dio non imputa alcun male
e nel cui spirito non è inganno.
Ti ho manifestato il mio peccato,
non ho tenuto nascosto il mio errore.
Ho detto: "Confesserò al Signore le mie colpe"
e tu hai rimesso la malizia del mio peccato.
Per questo ti prega ogni fedele nel tempo dell'angoscia. Quando irromperanno grandi acque non lo potranno raggiungere.
Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo, mi circondi di esultanza per la salvezza.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 10,17-27.
Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
Meditazione del giorno
San Clemente d'Alessandria (150-ca 215), teologo
Omelia « Quale ricco potrà salvarsi ? »
San Clemente d'Alessandria (150-ca 215), teologo
Omelia « Quale ricco potrà salvarsi ? »
“Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?”
Non conoscere Dio è morire; conoscerlo, vivere in lui, amarlo,
cercare di assomigliargli, ecco la sola vita. Se volete la vita
eterna..., cercate innanzitutto di conoscerlo anche se “nessuno lo
conosce se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”
(Mt 11,27). Dopo Dio, conoscete la grandezza del Redentore e la sua
grazia inestimabile, “la legge – dice l'apostolo Giovanni - fu data per
mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo”
(Gv 1,17)... Se la legge di Mosè poteva darci la vita eterna, perché
nostro Signore sarebbe venuto al mondo ed avrebbe sofferto per noi dalla
nascita alla morte, vivendo tutta la vita umana? Perché quel giovane
che compiva i comandamenti della Legge così fedelmente fin dalla
giovinezza si sarebbe gettato ai piedi di un altro uomo per chiedere
l'immortalità?
Quell'uomo osservava tutta la Legge e l'aveva praticata fin da piccolo... Ma avverte che, se non manca nulla alla sua virtù, manca ancora qualcosa alla sua vita. Ecco perché viene a domandarla a colui che solo può dargliela; è sicuro di essere a posto con la Legge, tuttavia implora il Figlio di Dio... Gli ormeggi della Legge non lo difendono dal rullio ; insicuro, lascia l'ancoraggio pericoloso e viene a gettare l'ancora nel porto del Salvatore.
Gesù non gli rimprovera di aver mancato alla Legge, ma si mette ad amarlo, commosso dall'impegno del buon discepolo. Tuttavia lo definisce ancora imperfetto...: è buon operaio della Legge, ma senza lo slancio per la vita eterna. La santa Legge è come un pedagogo che conduce verso i perfetti comandamenti di Gesù (Gal 3,24) e verso la sua grazia. Gesù è “il termine della legge, perché sia data la giustizia a chiunque crede” (Rom 10,4).
Quell'uomo osservava tutta la Legge e l'aveva praticata fin da piccolo... Ma avverte che, se non manca nulla alla sua virtù, manca ancora qualcosa alla sua vita. Ecco perché viene a domandarla a colui che solo può dargliela; è sicuro di essere a posto con la Legge, tuttavia implora il Figlio di Dio... Gli ormeggi della Legge non lo difendono dal rullio ; insicuro, lascia l'ancoraggio pericoloso e viene a gettare l'ancora nel porto del Salvatore.
Gesù non gli rimprovera di aver mancato alla Legge, ma si mette ad amarlo, commosso dall'impegno del buon discepolo. Tuttavia lo definisce ancora imperfetto...: è buon operaio della Legge, ma senza lo slancio per la vita eterna. La santa Legge è come un pedagogo che conduce verso i perfetti comandamenti di Gesù (Gal 3,24) e verso la sua grazia. Gesù è “il termine della legge, perché sia data la giustizia a chiunque crede” (Rom 10,4).
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