Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Vangelo del giorno 17 Gennaio 2013

Salmi 95(94),6-7.8-9.10-11.
Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.

Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.

Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: Non entreranno nel luogo del mio riposo".

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,40-45. 
Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».
Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!».
Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.
E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
«Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro».
Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Meditazione del giorno 

Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa 
Da una omelia per i giovani

« Gesù stese la mano e lo toccò »

Il gesto affettuoso di Gesù che si avvicina ai lebbrosi, confortandoli e guarendoli, trova nella Passione la sua piena e misteriosa espressione. Suppliziato, sfigurato dal sudore di sangue, dalla flagellazione, dalla corona di spine, dalla crocifissione, abbandonato dal popolo immemore dei suoi benefici, nella sua Passione Gesù si identifica con i lebbrosi; diventa la loro immagine e il loro simbolo, come ne aveva avuto l'intuizione il profeta Isaia nel contemplare il mistero del Servo del Signore: “Non ha apparenza né bellezza. Disprezzato e reietto dagli uomini, come uno davanti al quale ci si copre la faccia... E noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato” (Is 53,2-4). Ma proprio dalle piaghe del corpo suppliziato di Gesù e dalla potenza della sua risurrezione sgorgano la vita e la speranza per tutti gli uomini colpiti dal male e dalle infermità.

La Chiesa è sempre stata fedele alla sua missione di annunciare la parola di Cristo unita al gesto di misericordia solidale nei confronti dei più umili, degli ultimi. Lungo i secoli si è avuto un crescendo di dedizione sconvolgente e straordinaria in favore di quanti erano colpiti dalle malattie umanamente più repellenti. La storia mette nettamente in luce il fatto che per primi i cristiani si sono preoccupati del problema dei lebbrosi. L'esempio di Cristo ha fatto scuola; è stato fecondo in gesti di solidarietà, di dedizione, di generosità e di carità disinteressata.


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