Venite, prostràti adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati.
Egli è il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Ascoltate oggi la sua voce:
"Non indurite il cuore,
come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova
pur avendo visto le mie opere.
Per quarant'anni mi disgustai di quella generazione e dissi: Sono un popolo dal cuore traviato, non conoscono le mie vie;
perciò ho giurato nel mio sdegno: Non entreranno nel luogo del mio riposo".
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,40-45.
Allora venne a lui un lebbroso: lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi guarirmi!».
Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, guarisci!».
Subito la lebbra scomparve ed egli guarì.
E, ammonendolo severamente, lo rimandò e gli disse:
«Guarda di non dir niente a nessuno, ma và, presentati al sacerdote, e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha ordinato, a testimonianza per loro».
Ma quegli, allontanatosi, cominciò a proclamare e a divulgare il fatto, al punto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma se ne stava fuori, in luoghi deserti, e venivano a lui da ogni parte.
Meditazione del giorno
Beato Giovanni Paolo II (1920-2005), papa
Da una omelia per i giovani
« Gesù stese la mano e lo toccò »
Il gesto affettuoso di Gesù che si avvicina ai lebbrosi, confortandoli e guarendoli, trova nella Passione la sua piena e misteriosa espressione. Suppliziato, sfigurato dal sudore di sangue, dalla flagellazione, dalla corona di spine, dalla crocifissione, abbandonato dal popolo immemore dei suoi benefici, nella sua Passione Gesù si identifica con i lebbrosi; diventa la loro immagine e il loro simbolo, come ne aveva avuto l'intuizione il profeta Isaia nel contemplare il mistero del Servo del Signore: “Non ha apparenza né bellezza. Disprezzato e reietto dagli uomini, come uno davanti al quale ci si copre la faccia... E noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato” (Is 53,2-4). Ma proprio dalle piaghe del corpo suppliziato di Gesù e dalla potenza della sua risurrezione sgorgano la vita e la speranza per tutti gli uomini colpiti dal male e dalle infermità.
La Chiesa è sempre stata fedele alla sua missione di annunciare la parola di Cristo unita al gesto di misericordia solidale nei confronti dei più umili, degli ultimi. Lungo i secoli si è avuto un crescendo di dedizione sconvolgente e straordinaria in favore di quanti erano colpiti dalle malattie umanamente più repellenti. La storia mette nettamente in luce il fatto che per primi i cristiani si sono preoccupati del problema dei lebbrosi. L'esempio di Cristo ha fatto scuola; è stato fecondo in gesti di solidarietà, di dedizione, di generosità e di carità disinteressata.
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