Se dovrai attraversare il deserto, non temere, Io sarò con te.
Se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà.
Seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,

io sono il tuo Dio, Signore.
Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome.
Io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore.
Perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,

Io sarò con te dovunque andrai.

Fatima

L'apparizione a Fatima della Madonna, è segno, come tutte le altre apparizioni, dell'amore che Dio nostro Padre ha per noi: Così come ha mandato Gesù, per liberarci dal peccato, oggi, manda Maria per aiutarci a pregare, per darci un segno della sua esistenza. 

Fatima 1917.I tre pastorelli di Aljustrel.
Fàtima è un piccolo paese del Portogallo centrale, di appena qualche dozzina di case, raccolte attorno alla Chiesa e al cam­posanto. Tutt’attorno i campi in declivio, trattenuti a stento da muretti di pietra, sono cosparsi di olivi e di elci. Qualche trat­to di terra è anche coltivato a cereali ed ortaggi che, con i prodot­ti delle greggi, danno di che vivere ai pochi abitanti. Sulle colline circostanti taluni mulini a vento macinano il grano per il pane, che verrà cotto in paese in un grande forno comune.
E’ qui che incontriamo i nostri protagonisti.
Lucia Di Gesù e i due suoi cuginetti Francesco e Giacinta Marto, portavano il gregge al pascolo, passavano assieme l’intera giornata custodendo le pecore e giocando. Un giorno piovigginoso di primavera (non possiamo pre­cisare l’anno) i tre fanciulli erano andati col gregge alla Loca do Cabeço dove, con loro stupore, furono testimoni di un fatto straordinario.
Ai tre pastorelli apparve un angelo, questa la testimonianza di Lucia:
« Non posso riferire con certezza le date, perché a quel tem­po io non sapevo calcolare gli anni, i mesi e persino i giorni della settimana. Mi pare nondimeno che debba essere stato in pri­mavera quando l’Angelo ci apparve per la prima volta nella Lo­ca do Cabeço.
Salivamo su per la collina con il gregge in cerca di un riparo e, dopo aver consumato il nostro pranzo e recitate le preghie­re, vedemmo, ad una certa distanza sulla cima degli alberi, sfug­gente verso Est, una luce più bianca della neve, che lasciava in­travvedere la figura di un giovane trasparente e più sfavillan­te del cristallo colpito dai raggi del sole.
Quando si avvicinò di più potemmo distinguerne meglio l’aspetto. Noi fummo sor­presi e ammutolimmo per lo stupore. Essendosi avvicinato a noi disse: “Non temete. Io sono l’Angelo della pace. Pregate con me “. E inginocchiandosi Egli chinò il volto fino a terra. Guidati dallo stesso impulso sopran­naturale, noi facemmo altrettanto e ripetemmo le parole che udi­vamo pronunciare da Lui:
“Mio Dio, io credo, adoro, spero in Voi e Vi amo. Chiedo perdono per quelli che non credono, non sperano, non Vi amano”. Dopo aver ripetuto queste parole tre volte, egli si alzò e disse: “Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche “. Poi egli disparve. L’atmosfera soprannaturale che ci avvolgeva era così inten­sa che, per lungo tempo, a mala pena ci rendemmo conto della nostra stessa esistenza, rimanendo nella medesima posizione e ripetendo le stesse preghiere.
Sentivamo così intimamente e inten­samente la presenza di Dio, che non tentammo neppure di par­lare l’un l’altro. Il giorno seguente potemmo ancora sentire l’influenza di questa santa atmosfera, che cominciava a scomparire solo molto lentamente. Noi non raccontammo nulla di questa apparizione e neppure raccomandammo l’un l’altro di mantenerla segreta. La stessa apparizione sembrava imporci il silenzio. Essa era di una tale intima natura che non era affatto facile parlarne. Forse per­ché era la prima manifestazione, ci fece una più grande impres­sione ».
L’angelo apparve ai fanciulli altre due volte, ma leggiamo quello che scriveva Lucia:
« La seconda apparizione deve essere avvenuta a metà esta­te quando, a motivo dell’eccessivo caldo, conducevamo a casa il gregge nella mattinata, ritornando nel tardo pomeriggio. Tra­scorrevamo le ore della siesta all’ombra degli alberi che circon­davano il pozzo nel podere chiamato Arniero che apparteneva ai miei genitori. Improvvisamente ci apparve lo stesso Angelo. “Che cosa state facendo?” chiese egli. ‘Pregate! Pregate tanto! I Cuori di Gesù e di Maria hanno progetti di grazia per voi. 0ffri­te preghiere e sacrifici all’Altissimo “. “In che modo possiamo fare sacrifici? “ chiesi io. “Fate sacrificio di ogni cosa che fate e offritelo come un atto di riparazione per i peccati dai quali Egli è offeso e per ottenere la conversione dei peccatori. In questo modo attirerete la pace sul vostro Paese. Io sono l’Angelo Custode, l’Angelo del Porto­gallo. Soprattutto accettate e sopportate con sottomissione tutte le sofferenze che nostro Signore vi manderà “. Queste parole ci fecero una profonda impressione, come una luce che ci fa conoscere chi è Dio, come Egli ci ama e desi­dera essere amato, che ci rivela pure il valore del sacrificio, quan­to gli sia gradito e come, in base ad esso, Egli concede la grazia della conversione dei peccatori. Per questa ragione, da quel mo­mento, noi cominciammo ad offrire tutto ciò che ci mortificava, non cercando mai altre vie di mortificazione e di penitenza, se non rimanere per ore con la fronte a terra ripetendo la preghie­ra che l’Angelo ci aveva insegnato ».
Della terza apparizione questo è quello che sappiamo:(località Loca do Cabeço)
« Là recitammo il Rosario e la preghiera che l’Angelo ci ave­va insegnato nella prima apparizione. Mentre eravamo là, Egli apparve la terza volta, portando tra le mani un calice sormontato da un’Ostia da cui cadevano nel calice gocce di sangue. Lasciando il calice e l’Ostia sospesi nel­l’aria Egli si prostrò a terra e ripetè questa preghiera tre volte:
“SS. Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, vi adoro profonda­mente, Vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divini­tà di Gesù Cristo, presente in tutti i Tabernacoli del mondo, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi e indifferenze da cui Egli è offeso. E per gli infiniti meriti del Suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi chiedo la conversione dei poveri peccatori “.
Quindi, alzatosi, l’Angelo prese il calice e l’Ostia. Diede l’Ostia a me e il contenuto del calice a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso tempo: ‘~Prendete e bevete il Corpo di Ge­sù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Ripara­te i delitti e consolate il vostro Dio “. Ancora una volta si prostrò a terra, ripetè tre volte la pre­ghiera della SS. Trinità e scomparve.
Costretti dalla forza soprannaturale che ci circondava, imi­tammo tutto ciò che l’Angelo aveva fatto, prostrandoci a terra e ripetendo le preghiere da lui recitate. Sentivamo così intensamen­te la presenza di Dio da essere completamente sommersi e assor­biti da essa. Ci sembrò per un tempo considerevolmente lungo, di essere privi del nostro corpo e dei nostri sensi.
Durante i giorni seguenti. tutta la nostra attività era com­presa da quello stato soprannaturale. Internamente sentivamo una grande pace e una grande gioia, che lasciavano l’anima come immersa in Dio ».

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